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EDIZIONE 2025
DEDICATA A


 

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Adolfo Micheletti è stato erede di tre generazioni di teatranti, quei “guitti” di nome e di fatto che hanno girato le piazze italiane dalla metà dell’Ottocento, costituendo una vivissima e ormai dimenticata forma di teatro popolare “all’antica italiana”.

Terzo figlio di Pietro Luigi (cui è dedicato il teatro di Travagliato, suo paese natale) e di Lina Zampieri (figlia di Giuseppe, anch’egli capocomico) insieme ai suoi fratelli ha vissuto l’apprendistato direttamente in palcoscenico, secondo i metodi usuali delle Famiglie d’arte.Inizia il proprio percorso artistico nelle compagnie capocomicali Grandi Spettacoli e Teatro Popolare del padre. Tra il 1951 e il 1955 è scritturato insieme alla madre nel Teatro Mobile Nazionale di Osvaldo Buonocore a Roma. Gira la Toscana nelle stagioni 1958 e ’59 con la Compagnia Enzo Rispoli, dove è scritturato come “attor giovane”; poi l’Emilia Romagna con Mimmo Carrara nei due anni successivi. Tra il 1960 e il 1963 e poi  di  nuovo tra il 1966 e  il 1968 è con  Raimondo  Rampini,  scritturato nella

compagnia Carro di Tespi come “primo attore”, con cui percorre le province romagnole, toscane e liguri.

Nel 1975 decide di fondare, insieme alla moglie Nadia Buizza, la Compagnia teatrale I Guitti la quale, nasce sotto il segno della temperie sperimentale degli anni Settanta col proposito di offrire una originale, eccentrica rilettura del repertorio classico. Dalla sua fondazione, Micheletti è direttore della Compagnia. Come attore, nei “Guitti”, si confronta con generi diversi. Incontra più volte, da protagonista, la grande drammaturgia di Pirandello, si confronta con il repertorio della commedia classica di Plauto, Macchiavelli, Goldoni  e di Molière. Presta spesso la propria verve ad un recupero della tradizione, ma non mancano le occasioni per affrontare titoli e autori più eccentrici, classici e contemporanei sia nel dramma che nella commedia, come ad esempio E. Rostand (Cirano di Bergerac) e F. García Lorca (Ignazio Sanchez, L’amore quasi una fantasia, No tiene sangre!).

Viene diretto, nel corso degli anni, da Giacomo Colli – con cui stringe un sodalizio artistico destinato a durare per un lustro, fino alla scomparsa del regista –, dal figlio di lui Gian Giacomo, da Cesare Gallarini, da Josè M.S. Cristal, da Nadia Buizza e infine da Luca Micheletti, suo figlio, l’ultimo erede della dinastia d’arte, dal 2003 regista stabile della compagnia I Guitti. Insieme a quest’ultimo, nel 2009, è tra i protagonisti di Sallinger di Bernard-Marie Koltès al Teatro di Roma per la regia di Claudio Longhi.

Come regista, mette in scena Tre atti unici di Cechov (1976), Tre atti di unici di Pirandello (1977), Due dozzine di rose scarlatte di A. De Benedetti (1979), Vi amo e sarete mia di L. Verneuil (1980) e molto altro.

Da sempre attivo nell’ambito della didattica, ha rivolto una costante attenzione alla formazione teatrale che l’ha condotto a creare all’interno della compagnia un progetto “I Guitti per la Scuola", destinando centinaia di spettacoli al pubblico più giovane.

Tra il 2000 e il 2008 è stato ideatore e patrocinatore della stagione “A teatro con i Guitti” del Teatro Pietro Micheletti di Travagliato, di cui, nel 2008, ne è stato direttore artistico.

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